Italo Svevo, Scienze umane

La psicoanalisi tra Freud e Svevo

La psicoanalisi tra Freud e Svevo è un nesso fondamentale per lo studio della Letteratura italiana del Novecento.

La psicoanalisi nasce alla fine dell’Ottocento grazie agli studi avviati da Jean Martin Charcot sull’isteria e continuati da Sigmund Freud. Freud si fa notare come uno studioso d’avanguardia perché capisce l’importanza della psiche. Infatti, sviluppa un metodo psicoanalitico volto al contatto con la dimensione più intima del paziente.

Durante la seduta, lo psicoanalista si siede sul sofà e si posiziona dietro il paziente per non metterlo in soggezione. La tecnica delle associazioni libere permette allo psicoanalista di acquisire informazioni importanti per la comprensione della vita psichica del malato.

Lo psicoanalista si accorge che i suoi pazienti amano raccontargli i loro sogni. Ciò permette a Freud di delineare un approccio simbolico, grazie alla comparazione delle esperienze oniriche dei pazienti. Nel 1899 scrive L’interpretazione dei sogni.

Nel frattempo, collabora con lo psichiatra Breuer, specializzato nella cura dell’isteria attraverso l’ipnosi. Proprio presso Breuer, Freud conosce la nota Anna O. Questa paziente si era infatuata del suo analista e, per questo, Breuer aveva deciso di trasferirla in cura presso Freud.

IL TRANSFERT

Grazie all’innamoramento di Anna O., egli scopre un meccanismo fondamentale nella psicoanalisi, il transfert.

Il transfert è un meccanismo mentale per il quale un individuo tende a traslare schemi mentali relativi a sentimenti ed emozioni da una relazione significante precedente ad una persona coinvolta in una relazione interpersonale presente. Il transfert si rivelerà fondamentale per la terapia psicoanalitica freudiana. In questo modo, il paziente, acquisita la giusta fiducia nel proprio terapeuta, è in grado di avviare il processo di guarigione.

Freud inizia a ottenere numerosi successi. La sua vita è molto caotica, al punto che arriva a diventare dipendente dalla cocaina. Egli fuma moltissimo a causa dello stress e si nutre in modo inadeguato. Muore di tumore all’età di 82 anni.

LA TEORIA DI FREUD

La teoria psicoanalitica di Freud è detta empirica in quanto nasce dalla pratica. Freud ha, infatti, elaborato i suoi studi in base alle informazioni raccolte durante le sedute. Verso la fine della sua carriera egli cerca di spiegare in modo più scientifico la sua teoria, ma rimane comunque molto teorica. I suoi studi scientifici restano soltanto abbozzati nel Progetto di una futura psicologia, bruciato, insieme ad alcune sue opere, per ordine di Hitler nella piazza di Berlino. Ancora oggi non ci sono prove scientifiche che dimostrino con efficacia la valenza della terapia psicoanalitica freudiana.

STRUTTURE PSICHICHE E ISTANZE DELL’IO

Gli studi di Freud si concentrano sulle pulsioni, sulle strutture e le istanze psichiche, sui meccanismi di difesa dell’Io, sullo sviluppo psicosessuale e sulla tipologia adulta e il dinamismo intrapsichico. Tra questi argomenti, è importante sottolineare la sua teoria delle strutture e istanze psichiche.

Secondo Freud l’uomo possiede tre strutture psichiche e tre istanze psichiche. Le prime sono elementi che formano la psiche umana, mentre le seconde ne rappresentano l’aspetto prevalentemente dinamico.

Le strutture psichiche sono: Inconscio, Preconscio e Conscio.

  • L’Inconscio è la parte più profonda e vera della nostra personalità, ma anche la più irrazionale, inaccessibile e misteriosa che non comunica con noi, ma si manifesta durante le sedute di terapia, grazie alla tecnica delle associazioni libere, con gli atti mancati, nei sogni simbolici e attraverso i sintomi.
  • Il Preconscio è una struttura intermedia tra l’inconscio e il conscio. Esso è una sorta di “anticamera della coscienza”, dove sostano per anni degli elementi che restano latenti.
  • Il Conscio, ovvero la nostra coscienza, quella struttura che contiene tutti gli elementi di cui siamo consapevoli, ossia i pensieri, i desideri, i ricordi, i sentimenti e le aspettative.

Le istanze psichiche sono: Es, Io e Superio.

  • Es (id): è la sede degli istinti primari e delle pulsioni, non conosce la distinzione fra bene e male, fra ciò che è morale e ciò che è immorale ed è animata dall’Eros e dal Thanatos. Le pulsioni dell’Eros non sono solo di natura sessuale, ma anche di autoconservazione, mentre quelle del Thanatos, pulsioni di morte, sono rivolte verso l’esterno e il soggetto stesso.
  • Io (ego): rappresenta l’elemento più importante del nostro equilibrio psicologico. Esso deve fare da mediatore tra l’Es, centro delle pulsioni e il Superio, la cosiddetta coscienza morale.
  • Superio: è la nostra coscienza morale, che dipende dall’educazione famigliare e dalle esperienze infantili. Il Superio è una sorta di “Grillo parlante”, una vocina interiore che regola le nostre azioni comportamentali grazie ai valori. All’interno del Superio si sviluppa un’altra istanza detta Ideale dell’Io, che riguarda l’insieme delle nostre aspirazioni ideali.
LA PSICOANALISI TRA FREUD E SVEVO

Dopo questa breve e chiaramente riduttiva introduzione alla psicoanalisi, è giunto il momento di riflettere sull’influenza della teoria freudiana in Italia. Dato che ci interessa approfondire Svevo, è importante iniziare da Trieste, la sua città.

L’incontro culturale di Svevo con la psicoanalisi è significativo. Egli non conosce Freud di persona, ma legge molte sue opere. Lo testimonia lui stesso nel Soggiorno londinese, dove dichiara di essersi approcciato alla teoria psicoanalitica intorno al 1910. Traduce Il sogno e legge La psicopatologia della vita quotidiana e Il motto di spirito.

Si deve ricordare che, visto il particolare periodo storico, la psicoanalisi in Italia si era diffusa parzialmente, ma a Trieste, capitale mitteleuropea, aveva attecchito molto di più. Fondamentale il contributo dello psicoanalista Edoardo Weiss, che aveva frequentato Freud presso i salotti di Vienna.

LA PSICOANALISI PER SVEVO

Tornando a Svevo, il suo rapporto con la psicoanalisi è piuttosto complicato: egli non credeva che fosse efficace questo metodo di indagine psichica, probabilmente per l’inefficacia della cura subìta dal cognato Bruno Veneziani, tuttavia aveva approfondito la psicologia e gli studi di quel periodo, come le ricerche di Charcot. La sua frequentazione con Steckel, fondatore della Prima società psicoanalitica a Vienna, risalente al 1907, forse identificabile con il Dottor S. della Coscienza, porta Svevo a ritenere la psicoanalisi uno straordinario strumento di ricerca e autoesplorazione di sé. Tuttavia, non considera la psicoanalisi una terapia per curare dei malati.

LA COSCIENZA DI ZENO

L’influenza della teoria freudiana si ritrova nel trittico Una vita, Senilità e, ovviamente, nella Coscienza di Zeno. In quest’ultima opera, la rilevanza della psicoanalisi è lampante. Zeno Cosini, inetto e nevrotico, decide di interrompere la cura presso il dottor S., uno psicoanalista deontologicamente non corretto che, nel momento in cui il suo paziente decide di sospendere la sua cura, pubblica il suo taccuino degli appunti.

TITOLO E STRUTTURA

Il titolo della Coscienza ha una doppia lettura. La coscienza, da una parte, può essere identificata con la consapevolezza dei propri comportamenti e delle proprie motivazioni, dall’altra come una “cattiva coscienza”, caratterizzata proprio dalle auto-giustificazioni che Zeno si dà durante il corso di tutto il romanzo.

Il tempo misto con il quale è scritta l’opera sembra proprio tentare di riprodurre il movimento di una coscienza, anche grazie ai suoi flussi, caratterizzati da alcuni momenti di epifania, seppur nevrotica.

Il romanzo, di otto capitoli, dopo la prefazione del dottore, si apre con un preambolo di Zeno-paziente, che afferma di non fidarsi del suo terapeuta.  Appare chiaro come non si sia creato tra il Dottor S. e Zeno il così fondamentale transfert psicologico, ma un controtransfert, un meccanismo che è caratterizzato dall’odio e dalla disistima del paziente verso lo psicoanalista. Addirittura, Zeno ammette di essersi comportato come un paziente assolutamente “ribelle”, in quanto ha deciso di sabotare lui stesso le sedute di psicoanalisi. Zeno, personaggio malato, scarica la sua nevrosi attraverso il fumo, simbolo del suo rapporto complicato con il padre.

IL VIZIO DEL FUMO E LA MALATTIA

Il fumo, l’ultima sigaretta che non è mai l’ultima, ma che diventa semplicemente il simbolo di un disagio esistenziale, la morte del padre che pare voluta, ma che forse, in realtà è non voluta, delineano Zeno come il prototipo di un paziente che ha bisogno di essere psicoanalizzato, che ha la forte necessità di guarire dal suo “male di vivere”.

Nonostante gli sia stato diagnosticato un complesso di Edipo bloccato alla fase adolescenziale dello sviluppo, Zeno decide di curarsi da sé. Grazie ad alcuni buoni investimenti, si convince di essere guarito e di non avere più bisogno della terapia.

In conclusione, Zeno rivaluta il concetto di malattia sostenendo che tutti gli uomini sono malati, la differenza sta nel prenderne consapevolezza. Secondo il suo parere, per poter guarire è necessario che un uomo salga sul punto più alto del mondo e sganci una bomba che distrugga tutto, così da permettere agli uomini di ripartire da zero.

La malattia altro non è se non un espediente per conoscere se stessi. Possiamo definirla una condizione privilegiata che permette al malato di conoscersi. L’essere considerato malato, in realtà, è predisposto all’introspezione e può conoscere i meandri più cupi del suo animo.

Condividi

(3) Commenti

  1. Bello. Grazie.

  2. Articolo molto interessante. È particolare che Svevo con “La coscienza di Zeno” abbia voluto far vedere l’altra faccia della psicoanalisi, attraverso il punto di vista del paziente stesso.
    Se ti va passa a trovarci 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

© 2020 - Diario di Charlotte