Scienze umane

L’attivismo pedagogico: Maria Montessori

Voglio presentarvi una dottoressa e filosofa che apprezzo veramente tanto e che, ancora oggi, rappresenta un punto di arrivo e di partenza per ogni istanza educativa nascente e pregressa.  Di chi mai potrei parlare? Certamente di Maria Montessori, quella simpatica signora che, sulle banconote delle 1000 lire, sorrideva sapientemente a tutti i bambini e agli stessi adulti. Certamente, avrete letto su tutti i giornali che proprio il Royal Baby George sarà educato con il famosissimo metodo montessoriano. Ebbene, quale occasione migliore per rendere il dovuto e meritato omaggio alla mia pedagogista preferita?  Insomma, come si suol dire, “bando alle ciance”!

Maria Montessori era originaria di Chiaravalle, ma trascorse la sua infanzia a Roma, insieme alla sua famiglia. Fin da subito, gli interessi della ragazza si indirizzarono verso le discipline scientifiche e matematiche e, proprio per questo, decise di iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma causando parecchi scandali. Sin da allora Maria Montessori si fece riconoscere per la sua forza, la sua immensa cultura ed il suo senno così pronunciato, proprio quella ragionevolezza che, poco dopo, caratterizzerà il suo impianto pedagogico. Nel 1898, infatti, dopo una esperienza come assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, Maria Montessori , che in quel periodo si era occupata della gestione e del monitoraggio di bambini affetti da deficit, definiti dunque “anormali”, espose i risultati della sua indagine al primo Congresso pedagogico italiano.  La dottoressa, rifacendosi agli studi dei medici Itard e Seguin, sostenne infatti che,  nel trattare la disabilità infantile, fosse necessario un intervento educativo e non soltanto prettamente medico, per poter agire, in tale modo, modificando complessivamente la personalità del soggetto affetto da disturbi.

Animata da questo intento educativo e, indubbiamente, da una grande passione, proprio il  6 gennaio 1907, in via dei Marsi, nel quartiere di San Lorenzo, Maria Montessori aprì la sua prima Casa dei Bambini. Tale struttura è assolutamente innovativa e si caratterizza come un luogo di custodia, ma anche stimolante e ricca di novità.  Tutto l’ambiente è costruito seguendo il filone della psicologia dello sviluppo ed è finalizzato a potenziare e rieducare il bambino. Secondo la Montessori, l’equivoco di fondo della pedagogia scientifica è di cedere all’illusione che l’osservazione obiettiva e la misurazione psicofisica bastino a edificare una nuova scuola e un’educazione rinnovata. In realtà, però, tali strumenti di misurazione non riescono a riscoprire il bambino nella sua autenticità ed essa, che definirei quasi una specie di luccicanza, difficilmente è in grado di emergere nei laboratori o a scuola, ma richiede, per manifestarsi, un ambiente predisposto e, come si suol dire, “a misura di bambino”. 

Non è la scienza a poter edificare una scuola nuova, ma è il rinnovamento della vita scolastica, finalizzato alla libertà dell’alunno, che pone le basi per una nuova scienza dell’infanzia, dice l’autrice. Per giungere alla pedagogia scientifica, infatti, è necessario passare attraverso una pedagogia della liberazione o della normalizzazione, che sveli il bambino segreto.

La filosofia montessoriana: l’embrione spirituale e le nebule

Dagli studi della Montessori emerge il profilo psicologico di un bambino concentrato, disciplinato, calmo, impegnato nel suo lavoro capace di conquistare le capacità di lettura e scrittura. Infatti, sottraendo il bambino alle influenze negative dell’adulto e collocandolo in un ambiente adatto, costruito in ragione delle sue possibilità d’azione, si rivela l’autentica natura dell’infanzia, caratterizzata da una straordinaria creatività e da svariate potenzialità di sviluppo. Il bambino è psichico,  non deve essere custodito semplicemente all’asilo, ma avere uno spazio per liberare le proprie potenzialità creative importanti nella costruzione della personalità. La Montessori sottolinea l’importanza di una scuola istituzionalmente riservata all’infanzia e alla sua prima educazione.

Il bambino, secondo la Montessori, è un embrione spirituale, un centro di potenzialità non predeterminato negli esiti della sua evoluzione che, nonostante i fattori ereditari, può essere considerato come il creatore di se stesso, ovvero il depositario di una propria irripetibile originalità.  L’embrione spirituale esprime l’energia vitale del bambino, il nucleo originario del disegno ideale della sua distintività individuale. La Montessori esclude il pre-formismo e il determinismo ambientale e sostiene che ogni individuo abbia il diritto di essere se stesso nella sua originalità; l’uomo a differenza dell’animale ha un proprio spirito creatore che ne fa un’opera d’arte della natura.

L’energia vitale dell’embrione spirituale perviene al suo dispiegamento e al suo sviluppo, proprio grazie alle sollecitazioni che riceve da centri di sensitività specializzati, detti spinte nebulose. Tali spinte conducono il bambino ad assorbire dall’ambiente i contenuti fondamentali per la crescita, abbiamo infatti le nebule del linguaggio, del costume, etc. La Montessori non intende solo sostenere la necessità di liberare le energie potenziali del bambino, ma vuole favorire il potenziamento attraverso un’educazione precoce che offra al bambino gli stimoli e i materiali richiesti dalle stesse leggi dello sviluppo. L’educazione prescolastica non si configura, infatti, come un’opzione pedagogica o sociale, ma si impone come una necessità dettata dalla conoscenza scientifica della psicologia infantile.

Il metodo Montessori: normalizzazione psichica e sviluppo sensoriale

Il metodo montessoriano dell’educazione pre-scolastica è incentrato su tre elementi: l’ambiente speciale della casa, costruita a misura di bambino, il materiale scientifico e la maestra umile

Il bambino vive, in questo periodo, alcune fasi di sviluppo: egli, fino al compimento del terzo anno di età, è dotato di una mente assorbente che assimila inconsciamente e in modo selettivo i dati con i quali si rapporta all’ambiente. Nel primo periodo della sua vita, dunque, il bambino è creativo e ricco di stimoli nuovi. Questo periodo è molto importante poiché precede la seconda fase dello sviluppo, quella che porrà le basi verso la mente scientifica. Infatti, dal terzo anno di vita, il bambino inizia ad essere maggiormente cosciente e a operare su sollecitazione delle spinte nebulose nei tempi fissati dai periodi sensitivi. Ed è proprio in questo momento che  si impone l’introduzione di un materiale scientificamente studiato, capace di offrire al bambino l’alfabeto dell’organizzazione logica dei suoi contenuti mentali. Si avvia una sorta di processo di normalizzazione che rende i bambini concentrati, attenti e per nulla pigri: essi,  in presenza di un ambiente adatto, si convertono attraverso la concentrazione sul proprio materiale, e con un comportamento del tutto nuovo e inaspettato, caratterizzato dalla ripetizione dell’esercizio, apprendono la cura dell’ordine e il lavoro severo.

Infine, è giusto sottolineare come la pedagogia montessoriana si configuri come una clinica didattica e, allo stesso tempo, come un laboratorio di psicologia capace di rivelare all’educatrice la natura più profonda e vera del mondo psichico dell’infanzia. L’educatrice, in ultima istanza, deve assumere un atteggiamento di grande umiltà, di rispetto per il dispiegarsi dello sviluppo del bambino e di rigorosa registrazione dei comportamenti che si manifestano sotto i suoi occhi.

«Religiosi e liberi nelle loro operazioni intellettuali e nel lavoro che il nostro metodo offre, i piccoli si mostrano spiriti forti, robusti eccezionalmente; come sono robusti i corpicciuoli di fanciulli ben nutriti e puliti. Crescendo in tal guisa non hanno né timidezza, né paura.»

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