Venezia è una città attorno a cui aleggiano, oltre alla nebbiolina del pittore Turner, una serie di miti fascinosi, curiosi e peculiari.
Uno dei miei preferiti è legato ai gondolieri, quegli omaccioni un tempo considerati vigorosi, vociosi e irascibili, che erano capaci di allietare i passeggeri delle gondole con vivacità.
Si racconta persino che i gondolieri veneziani recitassero la Gerusalemme liberata del Tasso a memoria.
In realtà i gondolieri, a pagamento, recitavano alcuni poemi in ottave, ma non necessariamente del Tasso. Un orecchio inesperto, o semplicemente straniero, difficilmente percepiva la differenza, e si lasciava incantare da quei versi declamati che si disperdevano nell’aria.
Canto l’arme pietose e ‘l capitano
che ‘l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co ‘l senno e con la mano,
molto soffrí nel glorioso acquisto;
e in van l’Inferno vi s’oppose, e in vano
s’armò d’Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.
Che meraviglia! Peccato che le migliori abitudini vadano perse! In fondo la poesia non è nata proprio allo scopo di essere recitata a memoria? Se incontrassi un gondoliere in grado di recitarmi a memoria un poema andrei immediatamente a fare un giro in gondola (cosa che ora non faccio perché si tratta di un passatempo costoso)!
Non tutti i giri in gondola sono costosi! Probabilmente però… non recitavano Tasso, ma tant’è…