La pedagogia contemporanea italiana ha dato un grande contributo all’educazione dell’infanzia, in particolare proprio grazie alle teorie educative delle sorelle Agazzi e della dott.ssa e filosofa Maria Montessori. Le sorelle Rosa e Carolina Agazzi, insieme a Maria Montessori, hanno realizzato una rivoluzione pedagogica e sono riuscite a superare l’aridità ed il verbalismo del giardino froebeliano di fine Ottocento.
Rosa e Carolina Agazzi erano originarie di Cremona, due sorelle umili, provenienti da una famiglia modesta e caratterizzate da due personalità molto diverse. Entrambe studiarono all’Istituto magistrale e, dopo aver conseguito il diploma, si dedicarono all’insegnamento presso la scuola materna. La loro prima esperienza fu scioccante: l’ambiente in cui si trovava la scuola materna, una vecchia stalla malconcia, non era assolutamente adatto ai bambini che, purtroppo, erano costretti a frequentare un ambiente squallido e sporco, sicuramente molto diverso rispetto alle nostre scuole materne che profumano di mamme e borotalco! Le sorelle, interessate al rinnovamento pedagogico, decisero di frequentare un corso di maestre giardiniere, per poi essere inserite nei giardini froebeliani. Nei Kindergarten esse sostituirono i materiali froebeliani con gli esercizi di vita pratica, esaltando così la spontaneità e la vivacità dell’infanzia. Nel 1989, le due sorelle esposero il loro metodo presso il Congresso pedagogico nazionale di Torino e, nel 1906, Carolina Agazzi pubblicò l’opera Consigli alle mamme: in essa descrisse la sua esperienza presso la scuola materna di Mompiano e suggerì alle mamme di seguire il modello educativo del moderno partenariato. Nel 1910 le sorelle Agazzi furono invitate a Trieste per insegnare il nuovo metodo italiano, esso era caratterizzato dalla cura per l’igiene, dalla preparazione del personale e si fondava sull’importanza del gioco all’aperto e della cura verso il giardino. Si profilava, proprio in quel periodo, una nuova scuola che, come vediamo, è molto simile alle scuole materne attuali. Infine, quando le sorelle Agazzi andarono in pensione, si dedicarono alla diffusione della scuola materna in tutta Italia, essa fu anche elogiata dallo stesso Lombardo Radice.
Caratteristiche della scuola materna
Il nuovo asilo d’infanzia fu definito dalle sorelle “scuola materna” perché voleva ispirarsi ad un ambiente familiare modello, ordinato e pulito. La scuola materna è una scuola perché permette di apprendere, ma rifiuta lo scolasticismo: si agisce, si parla, si prepara la tavola, si canta e si vive come in famiglia. L’aggettivo “materna” sottolinea l’atteggiamento affettuoso della maestra, ma soprattutto l’indirizzo naturale adottato. Nella scuola materna prevalgono gli esercizi di vita pratica e le attività di carattere estetico. Il materiale didattico è vario: basandosi sull’abitudine del bambino di raccogliere nelle sue tasche oggetti insignificanti come i sassolini, le sorelle edificano il Museo delle cianfrusaglie. Un’attività tipica della scuola materna è il giardinaggio, in quanto è importante occupare i bambini in un lavoro utile e all’aria aperta, dar loro la soddisfazione di vedere nascere il frutto del loro lavoro, istruirli sul ciclo delle stagioni ed educarli al senso della proprietà e della responsabilità.
Il metodo Agazzi è educativo nei confronti di tutti gli aspetti della personalità:
- Educazione del sentimento caratterizzata da poesie e racconti;
- educazione morale curata grazie all’apprendimento delle abitudini di ordine e pulizia e con racconti e scenette educative;
- educazione religiosa realizzata attraverso la conversazione sulle ricorrenze religiose dell’anno, per mezzo di brevi preghiere;
- educazione fisica curata con la pratica delle norme igieniche e con esercizi ritmici, con il gioco aperto, con la ripetizione mimica di gesti connessi con determinati lavori.
Il metodo delle Agazzi nasce dalla pratica, non si basa su una teoria filosofica e nemmeno sulla conoscenza psicologica scientifica, ma è nutrito di buon senso e quotidianità.
Come direbbe Don Bosco: “L’educazione è cosa del cuore“.