Giovanni Verga

I Malavoglia, la prefazione al Ciclo dei Vinti

Ne I Malavoglia, la prefazione al Ciclo dei Vinti è datata 19 gennaio 1881. Questo è un documento teorico in cui l’autore spiega l’intero Ciclo dei Vinti.

Nella Prefazione ai Malavoglia, Verga afferma che la sua narrazione è  frutto di uno «studio sincero e spassionato». Quindi, è un’analisi scientifica della realtà in cui espone i fatti dall’esterno, senza partecipazione emotiva. Infatti, secondo Verga ogni ambiente sociale richiede un approccio diverso e una soluzione stilistica precisa. Verga conclude che «chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo», ribadendo la sua adesione al canone dell’impersonalità.

Il suo «studio» è concentrato sul modo in cui nasce, tra le classi sociali più umili, il desiderio di ottenere il meglio. Infatti, Verga si rende conto che le classi sociali sono vittime dell’ansia di migliorare la propria condizione e di ottenere maggiore benessere materiale. Questa condizione crea progresso e, specialmente nelle classi sociali più basse («basse sfere»), sviluppa un comportamento guidato dalla logica delle cause e degli effetti che regolano le passioni. Al crescere di questa ricerca del meglio e del proporsi mete sempre più elevate, aumenta il prestigio sociale che porta ad uno spostamento alla classe migliore.

Per analizzare al meglio le differenze tra le varie classi sociali nella ricerca del meglio, Verga progetta i cinque romanzi del Ciclo dei Vinti. Qui di seguito i temi dei cinque romanzi.

  • I Malavoglia: la ricerca dei bisogni materiali
  • Mastro Don Gesualdo: l’avidità di ricchezze
  • Duchessa di Leyra: la vanità aristocratica
  • L’Onorevole Scipioni: l’ambizione
  • L’Uomo di Lusso: tutte le ambizioni e i desideri messi insieme.

Leggendo i romanzi, ci si accorge che, passando alle classi sociali più elevate, tipi umani e linguaggi diventano sempre più sofisticati. L’educazione e la civiltà allontanano l’uomo dalla sua vera natura, rendendolo più artificiale e stereotipato. Allo stesso modo il linguaggio, formalmente curato, rappresenta il mezzo con il quale nascondere il conformismo di idee e sentimenti della gente comune.

Per rappresentare in modo esatto questa analisi è importante che lo scrittore utilizzi una forma, stile e linguaggio, adatta al contenuto e che i contenuti stessi siano inscindibili dall’insieme.

Come vediamo, nella strada per raggiungere il progresso svaniscono tutte le avidità e i vizi individuali. Infatti, gli effetti positivi del progresso coprono i lati oscuri presenti negli interessi personali che portano al progresso stesso. Gli individui, comportandosi egoisticamente, aiutano inconsciamente al benessere della collettività.

Solo l’autore, che è neutrale, ha il diritto di interessarsi ai più deboli e ai vinti; in realtà, però, anch’egli è inserito nel flusso del progresso. Questi vinti sono i Malavoglia, Mastro don Gesualdo, la Duchessa di Leyra, l’Onorevole Scipioni e l’Uomo di Lusso, vinti dalla ricerca di ciò che non si conosce (l’ignoto) che li porta alla rovina.

  • Padron ‘Ntoni è l’umile pescatore,
  • Gesualdo è il manovale arricchito,
  • La Duchessa di Leyra è l’intrusa nelle altre classi, perché figlia di un muratore ma ha sposato un aristocratico,
  • L’uomo d’ingegno è l’Onorevole Scipioni, che avrebbe dovuto essere un uomo politico deputato al parlamento e ottenere il riconoscimento negatogli alla nascita perché nato da una relazione prematrimoniale,
  • L’artista è l’Uomo di Lusso.

Infine, Ne I Malavoglia, la prefazione al Ciclo dei Vinti delinea il motivo conduttore del ciclo di romanzi: la lotta per l’esistenza. Questo tema Verga lo riprende dal Positivismo e dal darwinismo sociale; l’autore coglie gli aspetti problematici dello sviluppo e i costi umani che comporta. Lo stimolo al progresso della società è il risultato di meccanismi deterministici, di forze naturali, istintive e fatali. Il progresso porta ad alte conquiste, ma dal punto di vista dei vinti, mostra i risvolti negativi del suo «cammino fatale» e la brutalità della lotta per la vita.

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